La nostra Clownsofia


Cos'è la Clownsofia
Nasce nel 2005 da riflessioni di Gianni Bitonti che, di ritorno da un viaggio in Africa scopre la magia di un Naso Rosso, capace di allontanare, se pur per breve tempo, il dolore.
L’idea attuale di clownsofia è il risultato evolutivo dei contributi di decine di volontari che hanno arricchito e modificato il pensiero che oggi caratterizza i CLOWN 2.0.
La clownsofia in punti

L’attività del clown NON è assolutamente intesa come una TERAPIA, poiché crediamo che la terapia, qualunque essa sia, debba essere attuata da personale abilitato dal Ministero della Sanità, e non da figure appartenenti al mondo del volontariato.

Ogni Clown, non essendo un clown dottore, non essendo un medico o psicologo, non essendo un circense o un clown professionista, viene formato al fine di ricoprire un ruolo di FACILITATORE all’interno delle dinamiche ospedaliere. Lo scopo di un clown non è il sorriso fine a se stesso, ma crediamo che il vero scopo della nostra presenza sia quello del benessere, che può anche passare dal semplice “ascolto dell’altro” o attraverso il gioco inteso nella sua forma più semplice. I fruitori dell’attività di volontariato sono oltre che il bimbo, anche i genitori e, compatibilmente con le pratiche di cura, il personale ospedaliero.

Abbiamo deciso di eliminare il “CAMICE DA DOTTORE” come strumento identificativo della figura del clown di corsia, ritenendolo oggetto di confusione ideologica, decidendo di mantenere invece, perché imprescindibile dalla propria attività, il NASO ROSSO come strumento rappresentativo del buonumore.

Ogni Clown, si avvale di improvvisazione, magia, giocoleria e balloon-art. Questi sono però semplici strumenti per stabilire il primo contatto con gli interlocutori. La CLOWNSOFIA non prevede contatti brevi e fugaci, ma interazioni durature al fine di creare in questo modo contatti reali e bidirezionali. Per tali ragioni, a volte, il numero dei clown attivi in un solo reparto può apparire erroneamente eccessivo.

Durante l’uso della magia come strumento di interazione iniziale, il bimbo non viene illuso. Durante la prima fase di esecuzione del numero magico, il bimbo, cercando di comprendere e/o svelare il trucco, sviluppa la logica. Ma appena conclusi i numeri, il volontario, svela al bimbo i trucchi magici e ne insegna l’esecuzione dei più semplici (per tale motivo non c’è illusione). In un secondo momento, compatibilmente con le condizioni fisiche del bimbo, avviene la vera MAGIA: quest’ultimo, segue il clown in un’altra stanza o nell’aula ludica (dopo il nulla osta del personale medico), dove inizia esso stesso a fare per altri bambini i numeri di magia. In questo modo il bimbo non è più una figura passiva a cui viene relegato il ruolo di semplice spettatore, ma diventa PARTE ATTIVA dell’azione, agendo esso stesso su altri possibili fruitori delle pratiche del buonumore.

Non solo sorrisi: coscienti del fatto che un semplice sorriso, non può guarire, ma sicuramente aiuta a stare meglio, il gruppo dei clown, ove possibile e su richieste specifiche, può attivarsi per contribuire a vario titolo in situazioni che non richiedono strettamente un’attività con il bimbo ma che possono migliorarne la qualità di degenza o della vita stessa.

Non solo Clown esperti. Crediamo che la vita associativa non debba ruotare esclusivamente attorno alla figura del clown, perché un bimbo in difficoltà quasi sempre non ha solo bisogno di sorridere. Per organizzare piccoli e grandi progetti, c’è bisogno dell’aiuto di tutti. Giovani, operai, professionisti, autisti, impiegati, traduttori e qualsiasi altra figura è fondamentale alla crescita dell’associazione e alla riuscita di ogni progetto. Tutti abbiamo molto da offrire anche se spesso non ce ne rendiamo conto quindi tutti possiamo essere volontari.
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